Intervento Politico Abruzzo Pride

Buon Pomeriggio Pescara.

Buon Pomeriggio Abruzzo.

Buon Abruzzo Pride!
Agitate con cura!
Molte di voi si saranno chieste il perché di questo motto, forse percepito come poco ribelle.
In un mondo in cui l’equazione individualità=forza, non ci sono possibilità di avere momenti
di introspezione e di tristezza e abbandonare un progetto è percepito come un limite
invalicabile oltre il quale la nostra vita non può esistere. La risposta di rivolta a questo
sistema è la CURA.
La nostra agitazione è il nostro fermento politico e attraverso la cura sovvertiamo il
sistema eterocisnormato: attraverso la pratica di cura pensiamo al benessere di noi
stesse e del mondo. Delegare i ruoli di cura solo ad alcune persone, in genere le
donne, o a istituti dedicati a questo, fa si che si perda di vista la base fondamentale di
ogni crescita culturale e cioè il pluralismo dell’amore.
Noi amiamo ogni volta che ci prendiamo cura di una nostra sorella, noi amiamo ogni volta
che ci prendiamo cura di chi viene marginalizzata, di chi viene razzializzata. Noi amiamo
ogni volta che ci prendiamo cura di noi stesse, per accrescere la nostra cultura, per creare
spazi sicuri dove condividere tempo ed emozioni con chi amiamo.
La cura è la nostra agitata rivoluzione! In ogni spazio in cui ci sentiamo sole, perse,
maltrattate, discriminate noi vogliamo ripartire dalla cura per noi stesse per darci
POTERE, per avere finalmente un posto nel mondo che ci assomiglia e ci riconosce, e
smettere una volta per tutte di cercare di assomigliare noi al mondo che ci circonda.
NOI SIAMO AGITATE CON CURA


La comunità LGBTQIA+ ha dovuto imparare l’azione della cura a sue spese, attraverso tutte
le complicazioni che provoca il dover vivere la propria identità sessuale di nascosto,
l’ascoltare discorsi di odio temendo continuamente per la sua sicurezza, non avendo
l’appoggio e la comprensione da parte delle famigliari ed amiche,vivendo le nostre relazioni
affettive come fossero uno “sporco segreto” e la paura di subire discriminazioni sul posto di
lavoro.
e vogliamo affrontare tutte queste difficoltà con la consapevolezza di una rete sociale di
sostegno che ha cura di tutte noi.
In questi due anni di governo continuiamo a non avere una legge nazionale contro
l’omolesbobitransafobia, l’Italia non sottoscrive impegni a favore della nostra comunità in
Europa ed è al 35 posto per i diritti delle persone LGBTQIA+, candidano in europa chi ci
addita come anormali, continuiamo ad avere un istituto discriminante che relega le coppie
che vogliono unirsi a una famiglia di Serie B.

E gli episodi di omolesbibitransafobia continuano: nell’ultimo anno 149 sono stati gli episodi
registrati senza contare il sommerso e tutto ciò che ci teniamo dentro per paura di fare
coming out.
finchè qualcuna di noi verrà cacciata di casa per il proprio orientamento
sessuale,finché ci saranno persone trans picchiate per strada, finchè non avremo il
riconoscimento di pari diritti nello stato civile, finché anche a una sola donna verrà
chiesto di firmare le dimissioni in bianco, la comunità queer si prenderà cura di sé e
di tutte quelle soggettività che si intersecano con la nostra lotta e noi ci agiteremo
con cura!


Ci avevano detto che non avrebbero toccato la 194 e il diritto all’aborto, eppure ci
ritroviamo le associazioni Pro Vita all’interno dei consultori pubblici pagate anche
con fondi pubblici,realtà che non fanno altro che molestare e colpevolizzare le donne
che scelgono di interrompere la propria gravidanza. In Abruzzo accedere all’ivg
attraverso la pillola RU486 è un percorso a ostacoli che si riduce a dover andare oltre
regione. Ma noi abbiamo abortito e sempre abortiremo.
Finchè alle donne sarà impedito l’accesso a una libera scelta, veloce e gratuita
nell’interruzione volontaria di gravidanza, finchè a tutte le donne non verrà
riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo noi ci agiteremo con
cura!
Finchè le donne non avranno un equa possibilità di scegliere tra famiglia e lavoro, tra
tempo libero e cure dedicate alla propria famiglia noi ci agiteremo con cura!
finchè alle nostre famiglie e ai nostri corpi non sarà riconosciuta la piena autonomia
progettuale noi ci agiteremo con cura


Una ennesima dichiarazione di guerra è stata mossa nei confronti delle nostre famiglie. Le
bambine figlie delle coppie omogenitoriali vengono colpite da un nuovo attacco che tende a
minare l’esistenza stessa della loro famiglia La proposta di legge sul reato universale per la
Gestazione per Altre, che ha ricevuto l’ok dalla Commissione Giustizia del Senato la scorsa
settimana, non solo non riconosce il diritto all’autodeterminazione delle donne, ma nello
stesso momento mina il diritto alla famiglia delle coppie omogenitoriali volendo di fatto
criminalizzarle.
Nello stesso tempo le narrazioni sullo sfruttamento delle donne, sull’ “affitto di un
utero”, tutte le fake news raccontate, contribuiscono a creare un tessuto sociale
di contrasto a tutte le famiglie arcobaleno. Se tale legge dovesse mai passare
diventerebbero ufficialmente un nuovo bersaglio sociale, un bersaglio di stato.

Ma se tale legge dovesse mai passare, saremo agitate, saremo incazzate, saremo
rivoluzione.
Le famiglie non sono solo quelle omogenitoriali: le famiglie queer e le famiglie poliamorose
non sono riconosciute in ambito civile e legale, questo è un altro limite alla realizzazione di
ogni persona, come invece dovrebbe essere garantito dall’articolo tre della costituzione.
finchè ci sarà impedito di costruire le nostre famiglie, di crescere le nostre figlie, noi ci
agiteremo con cura!

Finchè le famiglie omogenitoriali, poliamorose, non monogame e tutte le relazioni che
non rientrano nel concetto legale di matrimonio saranno marginalizzate e combattute
noi ci agiteremo con cura.
Finchè ogni bambina nata in una famiglia omogenitoriale o poliamorosa non avrà
riconosciuti legalmente tutti i suoi affetti come parte integrante del suo processo di crescita,
noi ci agitiamo con cura!


L’inchiesta al Careggi e l’eliminazione del sandrena dai farmaci gratuiti ci indicano
chiaramente che la salute delle soggettività trans non è tanto importante quanto
quella delle persone cis. Invece di incentivare la nascita e lo sviluppo di centri
specializzati, si cerca di colpire quei pochi che lavorano bene e che permettono un
accesso ai percorsi di affermazione di genere anche in età prepuberale.
Vogliamo spazi di cura per le persone trans+ e non binary nelle scuole, nelle
università, nel mondo del lavoro, nella pubblica amministrazione e nello sport
attraverso l’inserimento di carriere alias che garantiscano alla soggettività T libero
accesso al diritto allo studio, diritto al lavoro senza necessità di dover attendere
sentenze di tribunale per affermarsi per come sono. Vogliamo spazi di cura
autodeterminati.
Vogliamo percorsi di affermazione più veloci e meno burocratici affinchè le persone
transgender possano autodeterminarsi senza infiniti tempi di attesa. Rigettiamo la
narrazione secondo la quale il percorso di affermazione di genere termina solo e
soltanto con l’operazione chirurgica: devono essere le persone trans a decidere il
percorso dell’affermazione della loro identità e del loro corpo.
Finchè non verrà garantito il diritto ad ogni persona trans di accedere, in piena
autonomia, senza patologizzazione della propria identità di genere, alle terapie che
sente necessarie per la propria affermazione di genere noi ci agitiamo con cura!


La società ci impone di vedere il mondo in bianco e nero, ci impone confini rigidi tra ciò che
ritiene maschile e ciò che ritiene femminile. Tale sistema nuoce a tutte noi nella libera
espressione del nostroio e le persone non binarie ci dimostrano che l’identità di genere è un

vasto spettro, un grande arcobaleno di possibilità che va oltre le limitazioni di una visione
binaria.
Dobbiamo abbattere questi muri e riconoscere che la vera libertà non è costringere le
persone in categorie strette e soffocanti, ma permettere a ciascuna di esprimere la propria
identità liberamente.
La nostra lotta è agitata, sfidiamo le radici profonde di tutte le discriminazione e i
pregiudizi. La società binaria ha costruito sistemi di potere e oppressione che
cercano di cancellare le esistenze non conformi e non aderenti a questo sistema. Ma
noi non ci faremo cancellare. Noi qui riscriviamo le regole, per trasformare il mondo in
un luogo dove ogni identità di genere è libera, rispettata, visibile e celebrata.
Le persone non binarie affrontano discriminazioni spesso invisibili. Sono costrette a lottare
per il riconoscimento legale, per il rispetto nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nella famiglia e
nello sport. Ma oggi diciamo basta! Le identità non binarie sono una testimonianza della
infinita diversità e bellezza della nostra società.
diamo spazio alle voci non binarie, continuiamo con l’educazione e con la visibilità. Perché
un attacco a una persona non binaria è un attacco a tutte noi, alla nostra comunità, al nostro
pride.
finché ogni persona non binaria non potrà camminare per le strade senza paura,
finché non potrà esprimere il proprio essere senza vergogna, finché non potrà vivere
la propria vita con dignità e rispetto noi ci agiteremo con cura; finchè non avranno
riconosciuto un ruolo e una soggettività nella loro espressione di genere e nel loro
ruolo di genere, noi ci agitiamo con cura!


Il modello sociale patriarcale assegna agli uomini il ruolo di cacciatore, forte ed
emotivamente distaccato. L’uomo che non deve chiedere mai. ma Se il numero di suicidi è in
crescita è forse anche perché gli uomini non hanno luoghi di cura per la propria sfera
emotiva, umiliati perché mostrano le loro emozioni fin da piccoli, imparano presto ad
anestetizzarsi.
Finchè il nostro maschile sarà escluso dai concetti di cura, soprattutto verso la propria sfera
emotiva, finchè ogni uomo non avrà gli strumenti per prendersi cura di sé ed equamente
della propria famiglia e dei propri affetti rispetto alle persone con cui intrecciano legami
affettivi, noi ci agitiamo con cura.


Quando un paese viene occupato, affamato, subisce arresti delle giovani senza reali
motivazioni, e subisce un attacco incondizionato di violenza inaudita, carrarmati
contro pietre, c’è solo un modo per definirlo: genicidio!
Bisogna cessare il fuoco ora! Il popolo palestinese deve vedere riconsciuto il diritto
alla propria terra e alla proria autonomia senza ingerenze occidentali nè tantomeno
dagli oppressori di Israele. La nostra lotta è intersezionale e siamo consapevoli che in

Palestina le persone LGBTQIA+ non hanno garantito il diritto all’autodeterminazione.
Con la prospettiva di una palestina libera, anche per le sue persone queer, ci agitiamo
contro il genocidio e lo sterminio di un popolo oppresso.

Finchè non saranno garantiti i diritti umani basilari al popolo palestinese noi ci
agiteremo con cura!
Finchè non sarà sganciata l’ultima bomba su gaza e sulle centinaia di migliaia di civili
innocenti, finche non sarà concesso al popolo palestinese uno stato di diritto
autonomo e non occupato noi ci agiteremo con cura!


la società eterocispatriarcale Utilizza il sesso per controllare, per opprimere, per farci
vergognare di ciò che siamo e di ciò che desideriamo, la società ha paura del sesso, dei
corpi, li stigmatizza, li reprime, li rende un tabù.La sessuofobia è lo strumento di controllo
patriarcale, razzista, abilista e ageista.
La sessualità è un’espressione di libertà, di amore, di identità e ognuna di noi vive ed
esprime la sessualità in maniera diversa: vanilla, kinky, bdsm, riconosciamo la validità
dell’asessualità e delle relazioni aromantiche. La sessuofobia cerca di imporci modelli
innaturali e che spesso non ci appartengono
La nostra agitazione contro la sessuofobia inizia con l’educazione sessuale inclusiva e
completa, che insegni il rispetto, e il potere del consenso. Inizia con la visibilità delle
esperienze sessuali diverse, con la promozione di una sessualità e asessualità libera e
consapevole. la nostra agitazione Inizia mostrando i nostri corpi al Pride.
finchè tutte noi non saremo libere di vivere il sesso e il nostro corpi liberamente, senza
paura, senza vergogna, senza repressione noi ci agiteremo con cura.
finché ogni forma di sessuofobia non sarà estirpata dalle nostre leggi, dalle nostre
istituzioni, dalla nostra cultura noi ci agiteremo con cura
finché la libertà sessuale non sarà riconosciuta e rispettata come parte integrante della
libertà umana noi ci agiteremo con cura
Finchè ognuna di noi si sentirà giudicata nella propria sessualità e nella libera
espressione di essa, finché stato e chiesa continueranno a giudicarci per quello che
facciamo intimamente e sessualmente con le nostre partner noi ci agitiamo con cura.


L’Abruzzo Pride è da sempre forte, gentile e orgoglioso, e la cura come atto rivoluzionario fa
parte del nostro retaggio culturale di abruzzesi, perchè la forza e la gentilezza insieme non
sono altro che cura! L’orgoglio che oggi ci fa stare qui, a testa alta, è uno sguardo fiero a un
futuro che finalmente ci appartenga.

L’abruzzo Pride è cura.

L’abruzzo pride è agitazione.

Cura transfemminista.

Agitazione decoloniale.

avremo Cura per una società anticapitalista
per il diritto al lavoro,
per il diritto allo studio,
avremo cura dei bersagli di bullismo,
e della lotta all’abilismo,
avremo cura delle persone anziane,
avremo cura nell’affermazione del consenso,
nel rispetto degli animali e dell’ambiente,
nella lotta alle infezioni sessualmente trasmissibili e agli stigmi a queste connessi,

ci agiteremo per i diritti sessuali delle persone con disabilità,
per l’accesso libero all’eutanasia,
per le carriere alias, nella scuola, nel lavoro e nello sport,
agiteremo per la libertà sessuale,
per un’asessualità libera
il poliamore e le non monogamie etiche,
per il nostro essere kinky,
siamo agitate nel nostro praticare il BDSM
Per un libero accessi alla pep

agiteremo i nostri corpi grassi,

nella promozione dei corpi liberi,

avremo Cura di una lotta intersezionale,

noi siamo cura
noi siamo agitazione
forte,
gentile
e orgogliosa.

Agedo Pescara – L’Aquila

Siamo rappresentanti di Agedo Pescara -L’Aquila che è la sede regionale di un’associazione
nazionale di più ampio respiro che si occupa di sostenere e difendere i diritti di persone della
comunità LGBTQ nei diversi ambiti della società. Il nostro principale compito è quello di sostenere i
genitori di persone LGBTQ che dopo il coming out delle proprie figlie e figli non riescono a reagire
positivamente ma sosteniamo anche le ragazze e ragazzi che non sono sostenuti dalle proprie
famiglie e si trovano disorientati a vivere la propria realtà in una società spesso ancora ostile.
Operiamo inoltre nelle scuole, negli ambienti di lavoro, nella formazione e nella divulgazione di
questi temi in tutti gli ambienti sociali per promuovere ed attuare un serio cambiamento.

Famiglie Arcobaleno

La prima volta che ho preso la parola in un Pride era due anni fa, a Teramo, dopo un Abruzzo Pride
bellissimo. Mi lamentavo del fatto che le bambine e i bambini delle famiglie omogenitoriali in Italia
non hanno diritti. Volevo rassicurarvi: sono passati due anni e non è cambiato un cazzo.
Anzi. Qualcosa è cambiato. Ora siamo diventati un’associazione a delinquere, un manipolo di
pericolosi criminali internazionali, colpevoli di delitti così abominevoli che vengono innalzati al
rango di reati universali. Il nostro nome, solo a sentirlo, evoca cose terribili e spaventose: “Famiglie
Arcobaleno”, senti che paura che fa.
Uno ci scherza, ma è la realtà. Al Senato stanno per approvare una legge già passata alla Camera,
che prevede 2 anni di carcere per chi diventa genitore con la gestazione per altri all’estero, dove la
GPA è legale, disciplinata con tutele per tutte le parti coinvolte. È la “legge Varchi”, la prima legge
dello Stato italiano fatta apposta per colpire una minoranza dai tempi delle leggi razziali. E che sia
fatta apposta per colpire le persone LGBTQIA+ l’ha detto Carolina Varchi in persona, per cui non
possiamo che crederle.
E non basta, perché anche le mamme arcobaleno vengono colpite, con la procura di Padova che ha
trascinato in tribunale quasi 40 famiglie per cercare di togliere a quei bambini una delle loro
mamme, e ora il Ministero degli interni le porta in Corte d’appello, lo stesso Ministero che sta
andando in Cassazione a cercare di difendere il proprio diritto a fare ai nostri figli carte di identità
false. Già, perché da quando Salvini ha deciso di imporre la dicitura “madre” e “padre” al posto di
“genitori” (che aveva funzionato per decenni senza che nessuna famiglia tradizionale si sentisse
vacillare nella propria eterosessualità), da allora le carte di identità dei nostri figli riportano dei
clamorosi falsi, mamme sotto la voce “padre” e viceversa, e che sia un falso l’ha detto il tribunale,
l’ha detto la corte d’appello di Roma, ma niente, il Ministro Piantedosi ci tiene a buttare i soldi dei
contribuenti in battaglie legali contro il buon senso, per il puro gusto di perseguitarci.
Ma noi non ci facciamo intimidire. E rilanciamo. Chiediamo sempre le stesse 5 semplicissime cose.

Uno, il riconoscimento alla nascita per le nostre figlie e i nostri figli, in modo che abbiano gli stessi
diritti degli altri bambini.
Due, le adozioni per tutte le famiglie e per le persone single.
Tre, il matrimonio egualitario.
Quattro, l’accesso alla fecondazione assistita per tutte le donne, da sole o in qualunque
formazione familiare.
Cinque, una legge che disciplini in Italia la gestazione per altre e altri etica e solidale, altro che
reato universale.
Non ci stanchiamo di pretendere il riconoscimento dei nostri diritti, ma non vi nascondo che un po’
abbiamo paura. La paura di restare soli, la paura che colpiscano noi perché siamo un pezzetto del
movimento Lgbtqia+, un pezzo isolabile che può essere aggredito senza destare troppo scalpore.
Ma è in giornate come questa che la paura lascia spazio alla certezza che non importa quante
famiglie arcobaleno ci siano in Abruzzo, siano 10, 100 o 100.000 o anche solo una, comunque non
saranno mai sole, perché, come dice una canzone, che se non la cito a Pescara quando la cito, “dai
delfini c’è solo da imparare, se uno sta male gli altri lo vanno a salvare”.
Oggi noi siamo sotto attacco, ma oggi, qui e ovunque, tutte e tutti insieme, noi resistiamo e tutte e
tutti insieme, costi quel che costi, noi vinceremo.

On the Road

Ciao Abruzzo che lotta!
Noi siamo il centro Pride, un centro antidiscriminazione che la cooperativa On the Road ha
deciso di aprire nel 2022. Abbiamo voluto fortemente essere qui per raccontare e condividere
quello che è il nostro lavoro di supporto alla comunità LGBTQAIP+. Vogliamo farlo a partire
dalle persone che ci hanno chiesto aiuto, attraverso le loro storie, parole, dolori, portando la
loro esperienza di resistenza. Sono esperienze traumatiche, inseriamo un trigger warning per
non urtare nessuna sensibilità.
Quando mio padre ha saputo che ero bisessuale, non mi ha rivolto più la parola nella speranza
che io potessi cambiare.
Mi piacerebbe andare in palestra, prendermi cura del mio corpo. Ma ho paura che non mi
permettano nemmeno di entrare negli spogliatoi femminili per cambiarmi la maglietta.
La prima volta che ho fatto coming out sono stata rinchiusa in una stanza senza poter uscire

“finchè non cambi idea rimani lì, così ci pensi bene”, mi dicevano.
Quando hanno scoperto che ero gay, mi hanno bruciato il negozio.
Ho dovuto attraversare continenti, camminare camminare camminare. Le torture. Ma niente
di tutto questo è peggio del rifiuto della mia famiglia e del sentire la loro voglia di annullarmi.
La vergogna negli occhi di mio fratello. Non tornare più. Non avere una casa. Non appartenere
a nessun posto.
Avevo 10 anni, mio fratello e i suoi amici mi hanno legato al letto per non farmi uscire. Lo
sapevano già che ero gay. Mi dicevano che dovevo cambiare strada. Non andavo bene così.
Mi dicono che sembro proprio una donna, nessuno però mi dice che lo sono. Sono una donna
a metà, un uomo a metà. Ma io sono io. Perché non lo capiscono? Mi guardo allo specchio e
mi vedo. Tu mi vedi?
Queste storie parlano di rifiuto, offese, discriminazioni, negazione dell’identità, misgendering,
outing, umiliazioni, aggressioni omolesbobitransafobiche.
Il Centro Pride è un posto sicuro per le persone della comunità LGBTQAIP+ che vivono o
hanno vissuto discriminazioni e violenze a causa della propria identità e che hanno bisogno
di ascolto e supporto. Siamo un’equipe multidisciplinare che lavora per sostenere le persone
queer in percorsi di autodeterminazione e liberazione da tutte quelle aspettative sociali create
dai modelli patriarcali eteronormati. Riteniamo che tutte le persone siano valide, uniche,
meritevoli. Non deve più esserci vergogna nelle nostre vite, siamo esistenze visibili e degne.
Vogliamo costruire una società queer basata su consenso, rispetto, responsabilità condivise,
dove il valore delle persone venga riconosciuto e anche celebrato. Vogliamo essere quella

rivoluzione che trasforma tutti gli spazi, facendo sì che il mondo diventi da luogo di
annullamento a progetto creativo di nuove relazioni, libere dagli stereotipi.
E quindi non possiamo stare comod3, dobbiamo scalpitare, alzarci per noi e per tutt3 coloro
che non possono ancora essere qui oggi ad agitare il proprio orgoglio.
Chiudiamo il nostro intervento con una poesia scritta da una persona che abbiamo
conosciuto:
Sono quello che non esiste

ma che c’è in ognunɜ di noi
sono l’energia che trasforma
fluida
morbida
sono la rivoluzione
resistente
libera
sono l’ostacolo
il muro
sono quello che c’è oltre
sono la poesia
di scoprire
scoprirsi
di trovare un colore
una forma
per questa sostanza
sono il dolore di passare attraverso
arrivare lontano
nel paese che ancora non c’è
sono la creatività
di generare amori
luoghi
senza paletti
ma con il consenso
sono la luce
la possibilità
sono la lotta
dura intensa spinosa brillante scottante
senza conquista

sono la comunità
la condivisione
la difficoltà di riconoscersi e il conforto di farlo
sono queer
e quindi esisto

SVERGOGNAT3

Ho 16 anni e il 17 maggio di 2 anni fa sono uscito di casa con la mia
bellissima bandana arcobaleno legata allo zaino di scuola. Poco dopo vengo
fermato da mio zio, avvertito da mio padre, che mi urla “non vogliamo
ricchioni nella nostra famiglia!” e mi sferra uno schiaffo, poi un pugno. Caduto
a terra mi riempie di calci. Non contento chiama altri 3 maschi che mi
massacrano rompendomi 4 costole e il setto nasale. Poi mio zio mi carica in
macchina, per riportarmi a casa, e mi urla “ora ci muori a casa!”
Sono un ragazzo trans di 17 anni, la mia scuola è lo stimatissimo liceo cavour
della roma bene. Un mio professore, mi ha riconsegnato la verifica di arte,
appena l’ho ripresa ho visto il mio nome di elezione sbarrato e il professore
ha cominciato a sbraitarmi contro dicendo che ciò che vedeva di fronte a lui
era una donna e nonostante io gli mostrassi il regolamento scolastico ha
detto che non gli interessasse.
mi chiamo Andrea Spezzacatena.
HO 15 anni, frequento il secondo anno del Liceo Scientifico Cavour, a pochi
passi dal Colosseo
Sono Andrea, suono il piano e mi piace il ROSA.
Ho anche dei jeans rosa, li indosso tutte le volte che posso, mi fanno sentire
bene;
Nella mia classe non la pensano così, mi prendono in giro. Dicono che il

colore rosa non va bene per un ragazzo, detestano questo colore o
detestano me?
Un giorno andando a lezione leggo sul muro:
“NON VI FIDATE DEL RAGAZZO CON i PANTALONI ROSA, È FROCiO”
Sono triste, non capisco tanta cattiveria.
colpevole di aver scelto un colore che è da femmina!
Non cè la faccio, quanta cattiveria…
le occhiatacce, i risolini le frasi sotto voce, le dita puntate …
È il 20 novembre fa freddo fuori e dentro di me, prendo una sciarpa la
avvolgo intorno al collo e mi impicco.
Sono Cloe ho 58 anni, 7 anni fa sono entrata in classe vestita con gli abiti
della mia vera identità e ho cominciato il mio percorso di transizione.
Allo stesso tempo venivo sempre più allontanata forzatamente
dall’insegnamento e quindi da me stessa. Il possibile d’una donna brutta è
talmente stringente da far mancare il fiato, da togliere quasi tutta la vitalità. Si
tratta d’esistere sempre sommessamente, nella penombra. In punta di piedi,
sempre ai bordi della periferia sociale, dov’è difficile guardare in faccia la
realtà. Io sono decisamente brutta, sono una donna transgenere.
Oggi, il 10 giugno 2022, tutto termina di ciò che mi riguarda. Subito dopo la
pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor
più definibile come la mia libera morte

Tutto ciò che volevo e potevo era ed è, essere libera.
Nel mio linguaggio il potere non è sostantivo, ma verbo.
Io sono il Femminile che crea pluralità, riequilibrando un mondo che si
coniuga al maschile singolare.
Io sono tutti quei nomi che avete omesso nei libri di Storia e nelle Scienze.
Sono tutti quegli altri aspetti dell’Anima che dimenticate, quando scrivete
“uomo” per intendere l’umanità intera.

Sono la donna che hai ammazzato perché “senza di me non potevi vivere”
ma la vita cui hai imposto una fine è stata la mia.
Sono la donna che hai spinto al suicidio, perché dicevi che non ero vera e
che dovevi proteggere lə studentə da me.
Sono Giulia Cecchettin e sarò libera per sempre!
Sono Cloe Bianco e sono una donna bellissima!
Sono la donna che hai stuprato perché il mio corpo per te è solo un’altra
terra da colonizzare.
Sono la Palestina Libera!
Sono un ragazzino di 15 anni che si toglie la vita per non sentirsi più
sbagliato.
Sono il colore rosa, che si tinge di rabbia e diventa fucsia, liberando tutto
l’arcobaleno!
Sono frocia, puttana, svergognata. Sono Queer.
Sono la Disobbedienza, la potenza dell’Autodeterminazione.
Sono quella vulva dentata che fa paura al tuo sistema patriarcale, capitalista
e fascista.
SIAMO LA NATURA CHE SI RIPRENDE I SUOI SPAZI.
SIAMO CORPI LIBERI, CORPI POLITICI, SIAMO MAREA.
Siamo la consapevolezza che se le persone queer sono più libere tuttə lo
siamo di più.
Siamo Resistenza che crea nuove forme di esistenza.
VERSO LA LIBERAZIONE DEL QUEER ED OLTRE!
BUON PRIDE A TUTTə!

Desideria

Ciao a tutte e tutti e buon Abruzzo Pride 2024!

Desideria è una realtà nata nel 2023 come evoluzione ed abbraccio tra la comunità BDSM
dell’Abruzzo, attiva dal 2014, e le nuove generazioni dei diritti e delle libertà individuali.
In Desideria, nessuna/o è sbagliata/o!
Rivendichiamo il diritto al desiderio, al piacere, alla felicità, alle fantasie e alla qualità delle
nostre relazioni sentimentali e sessuali contro la dittatura della produttività, dell’essere
performativi e del falso concetto di normale/anormale.
Dinanzi a un sistema che vuole immolarci ai concetti di utilità, eccellenza e successo, che vuole
anestetizzarci, moderarci e omologarci alla loro moralità, noi urliamo di vita e di amore,
elogiamo l’imperfetto e il dionisiaco e affermiamo l’edonistico orgoglio di amare e godere nei
modi che vogliamo.
Desideria è per la liberazione dei corpi perché riteniamo che ogni corpo ha pieno diritto al
Piacere!
Rivendichiamo una sessualità radicale alternativa e dissidente rispetto agli asfittici e banalissimi
modelli mainstream e patriarcali.
Desideria organizza eventi culturali, incontri, feste e play party con l’obiettivo di accrescere la
conoscenza e la positività nei confronti di stili di vita, relazioni e sessualità non convenzionali.
Abbracciamo tutt* coloro che vogliono condividere i desideri, i corpi, gli immaginari erotici, i gusti
sessuali, le esistenze e le esperienze con rispetto, con consenso e con assenza di giudizio
morale, in spazi liberi e completamente safe.
Desideria è una realtà dove sentirsi se stess* e liberarsi dal quotidiano, dove non esiste né
pudore né vergogna e dove nessun* è sbagliat*.
Desideria è transfemminista, antirazzista, antiabilista, antifascista e ha un corpo non conforme,
è pagan friendly, pro sex-working e aderisce completamente e con orgoglio alle rivendicazioni
per i diritti LGBTQIA+.
Desideria rappresenta due mondi: quello Kinky e quello Poly.
Le sessualità Kinky ovvero BDSM, fetish, bondage e tutti i caleidoscopici giardini che
sovvertono le dinamiche di sottomissione e dominazione, di dolore e di piacere, ribaltandoli dal
loro opprimente significato sociale per farli esplodere felicemente all’interno di giochi e pratiche
consapevolmente vissute per la soddisfazione delle proprie fantasie e per il reciproco

divertimento dell* partner coinvolt. Il Poliamore e le non-monogamie, ovvero la scelta libera e indipendente di costruire le proprie relazioni sessuali e sentimentali secondo principi, regole e pratiche che siano decise dalle persone in piena libertà e non imposte dal mercato e dalle ideologie conservatrici e religiose, per le quali l’unica forma di relazione accettabile è quella monogama eteronormata. Noi non riteniamo che esitano relazioni o forme di sesso migliori o peggiori di altre, vogliamo diffondere la capacità e la libertà di scegliere fra tutte le possibili forme di sessualità e di amore senza che nessun debba sentirsi anormal, pervers o sbagliat. Invitiamo tutte e tutti a partecipare attivamente coi propri corpi per rivendicare anche il diritto dionisiaco al piacere, alla gioia e alla felicità contro il grigiore del produci, consuma, crepa. Ci rifiutiamo di essere mere unità di produzione della banalità nel sistema. Desideria è una costellazione che vuole generare amore in tutte le sue forme e articolazioni. Ognun di noi è una stella libera che brilla di vita, volontà e desiderio.
I corpi liberi sono rivoluzione,
l’amore libero è rivoluzione,
i nostri desideri sono rivoluzione!
Grazie

Collettivo zona fucsia

ANPI Abruzzo

Arcigay