- Intervento Politico Abruzzo Pride
- UAAR L’Aquila
- Backup
- Brianza Oltre l’Arcobaleno
- Casa Donne Marsica
- Desideria Kinky
Intervento Politico Abruzzo Pride
BUON POMERIGGIO AVEZZANO.
BUON POMERIGGIO ABRUZZO.
BUON ABRUZZO PRIDE!
Oggi abbiamo sfilato qui ad Avezzano, con il nostro corteo colorato, allegro, orgoglioso e ruggente perché anche la Marsica è e deve essere terra di persone queer e
vogliamo che finalmente non siano solo parole, ma che sia un atto concreto, visibile, riconosciuto e condiviso. Perché i nomi che diamo alle cose non sono solo parole, sono persone, hanno volti, corpi, desideri, diritti. E quei volti siamo noi. NOI SIAMO QUI! Qui ed ora!
L’attuale panorama politico nazionale e internazionale cerca continuamente di toglierci un pezzetto di dignità alla volta . Un attacco lento ma costante. Ci vogliono togliere il potere di decidere liberamente delle nostre vite e dei nostri corpi e lo fanno con linguaggi violenti e annullanti. Pensiamo a cosa succede nel mondo ai Pride vietati in Ungheria, alle persone Trans invisibilizzate in America, alla GPA criminalizzata in Italia, alle politiche invisibilizzanti in Polonia. Quante volte ci siamo sentite dire che non abbiamo necessità di chiedere diritti? Quante volte abbiamo dovuto lasciar andare discussioni che riguardavano noi stesse e in cui la nostra voce era l’ultima ascoltata, l’ultima richiesta? O peggio ancora quante volte è stata ignorata?
Ci stanno letteralmente ributtando in quell’oblio in cui siamo state costrette a vivere fino al 1969 sdoganando i discorsi d’odio, legittimandoli con false e retrograde questioni morali . L’arma del benaltrismo viene usata continuamente per ridicolizzare la necessità di essere riconosciute per poter esistere, liberamente!
Quest’anno abbiamo scelto come simbolo del nostro orgoglio l’orsa marsicana è proprio perchè oggi qui, ad Avezzano, ai margini geografici dell’Abruzzo, abbiamo dimostrato che le persone queer non sono qualcosa di lontano, di invisibile, ma come l’orsa abbiamo mostrato che noi siamo qui, siamo parte viva di questo territorio, le strade sono anche Nostre e non siamo disposte a rinunciarci!
Minimizzare il genocidio in atto contro il popolo palestinese andando ad esaltare un ridicolo ranbow washing non ci confonderà le idee. La nostra comunità queer è nata e cresciuta nell’odio, ci abbiamo fatto i conti, l’abbiamo subito sui nostri corpi e abbiamo imparato a riconoscerlo da lontano. Non riuscirete mai a convincerci che 50.000 bambine siano morte perché Israele è stata costretta a farlo.
Noi, anche attraverso un mediterraneo intero, riconosciamo l’odio e riconosciamo la parte giusta. Palestina Libera!
Non accetteremo più i discorsi paternalistici sul potere decisionale riproduttivo delle donne, gli effetti della gravidanza e della gestazione appartengono al nostro corpo ed ogni donna deve scegliere se accettare e in che modo questi effetti. Non vogliamo più essere dipinte come sante, come angeli del focolare, trattate come bambole senza cervello quando si tratta di decidere sul nostro corpo e sulla nostra vita: Vogliamo essere considerate persone che hanno il diritto di scegliere se e come fare sesso, generare o non generare!
I nostri corpi sono assordanti. Parlano, gridano ed esistono con orgoglio. eppure veniamo aggredite nel silenzio delle istituzioni, quelle che dovrebbero occuparsi di tutte, anche di noi.
Un gruppo di giovani ragazzi aggredisce donne trans in mezzo alla strada, nella “accogliente” Roma, al centro di quei luoghi che in teoria dovrebbero essere sicuri e cosa succede? Nulla. nessuna parola, nessuna azione, neanche un gesto anche solo simbolico che ci facesse sentire viste come esseri umane.
Un silenzio assordante che ci fa urlare con ancora più forza che noi siamo qui, che questi spazi sono anche nostri.
Attaccare le carriere alias, attaccare l’Istituto Carreggi non è altro che l’ennesimo tentativo di non riconoscere l’esistenza e le esigenze delle persone trans e non binarie, e di fatto così vengono lasciate sole, non accolte e ancora una volta ai margini della nostra società. Eppure li vediamo fare leggi sul come si debba chiamare il latte di soia, su quanto sia importante salvaguardare la tradizione enogastronomica, ma quando si tratta di diritti civili sono sorde. Così ci stanno dicendo che le persone trans non devono essere viste, che devono rimanere invisibili e che la loro sofferenza non è importante quanto un bicchiere di vino DOC!
Noi italiane ci vantiamo sempre tanto di essere un popolo che si cura le une delle altre, eppure le nuove norme, come il ddl sicurezza, non proteggono, ma colpiscono. Non fanno altro che togliere il diritto a ognuna di noi di poter aiutare chi è meno privilegiata, ci tolgono il diritto di protestare per chi è costretta a vivere ai margini. E la legge Varchi ci ha detto chiaramente: non avete il diritto di avere delle figlie, non avete il diritto di autodeterminarvi. E le nuove direttive sull’educazione sessuale nelle scuole e il nuovo DDL Valvitara toglierà il diritto alle future generazioni di avere un’educazione plurale e ad avere una vita sessuale e affettiva consapevole e basata sul consenso.
Ancora nessuna legge contro l’omolesbobitransafobia, ancora nessun osservatorio registra le violenze che subiamo ogni giorno, quanta violenza dobbiamo ancora subire affinché ci si renda conto che è necessaria una legge? Una legge che educhi al rispetto, che protegga. quanto bullismo ancora? quante offese? quante botte ancora? Da gennaio una denuncia ogni tre giorni, e non sono numeri ma sono persone, volti e corpi e vite. Solo nell’ultimo mese quasi in ogni Pride un episodio di violenza. Noi diciamo Basta! Basta silenzi! Basta attese!
Non siamo più persone, siamo diventate montagne da abbattere, bacini da prosciugare, posti da colonizzare. I nostri corpi e le nostre identità sono diventate merce elettorale, che viene svenduta al mercato dell’odio ad uso e consumo di gruppi estremisti e violenti, che non aspettano altro che il permesso dall’alto e il consenso comune, per demolirci come una vecchia casa.
e dal 1969, da quella scintilla che fu Stonewall per il movimento queer internazionale, abbiamo iniziato a ricostruire i nostri spazi, la nostra casa, un mattone alla volta. abbiamo costruito muri, sollevato tetti con coraggio, determinazione e orgoglio. abbiamo costruito con Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson una casa, uno spazio che potesse assomigliarci e rappresentarci di più.
Non è stato facile, ci hanno fatto pagare ogni conquista con il prezzo del compromesso, del margine, dell’invisibilizzazione e concessioni dal tono patriarcale.
Ci hanno concesso le briciole, e le hanno chiamate diritti. MA NOI NON CI SIAMO FERMATE.
Perchè ogni volta che qualcuna dice che esistono solo maschio e femmina, che si chiudono le piazze per azzittire le nostre proteste, ogni volta che una donna deve firmare dimissioni in bianco , la nostra casa perde un mattone. un colpo viene dato al muro della nostra libertà.
E quando colpiscono una di noi, tremano le fondamenta delle case di tutte.
Noi non ci accontentiamo più dei margini.
Quel posto in cui ci stanno spingendo non è nostro.
Noi vogliamo rivoluzionare quei margini.
Partiremo da lì per costruire i nostri spazi e acquisire sempre più visibilità e diritti, per costruire la nostra casa.
Una casa che non lasci fuori nessuna. Perché la libertà o è di tutte oppure non è Casa.
Ruggiamolo TUTTE INSIEME: LE NOSTRE CASE NON SI TOCCANO
L’Abruzzo Pride è il manifesto della nostra casa!
Alziamoci. Organizziamoci. Difendiamo i presidi democratici, rendiamoli ancora più vivi. Useremo i nostri corpi che tanto vi spaventano per difendere ogni montagna, ogni bacino che vorrete colonizzare, ogni casa che abitiamo!
Noi non siamo un luogo da controllare, da depredare!
Noi siamo corpi e sangue e sudore che insieme diventa tempesta!
Se tanto vi spaventiamo da oggi in poi, ci sarà un pride ogni giorno!
Se volete prosciugarci, se volete demolirci, se volete colonizzarci CI SARA’ UN PRIDE OGNI GIORNO!
Ogni giorno saremo Rivoltorse!
Rivoltorse è scardinare il sistema che esclude.
È sfidare il lavoro precario,
è abbattere le barriere che invisibilizzano la sfera sessuale ed affettiva delle persone con disabilità
È rivendicare il diritto allo studio.
È PMA e GPA nell autodeterminazione delle donne e della famiglia.
è dare voce alle persone asessuali e aromantiche
è opporsi alle guerre, ai genocidi, è supportare la popolazione stremata della Palestina.
è affermarsi così come siamo nelle relazioni che vogliamo.
È essere antifasciste
Rivoltorse è esercitare il diritto all’autodeterminazione del nostro corpo e della nostra identità definendo i nostri spazi nel consenso
è la pratica del BDSM e del kinkness con il riconoscimento di corpi, desideri e piaceri con consenso, sicurezza e rispetto.
è riconoscere ogni famiglia di elezione e queer!
Rivoltorse è il valore dell’amicizia, che elabora e fonda da sé le proprie regole, i propri parametri e le proprie abitudini
è sostenere chi è costretta a lottare per la propria affermazione, per il proprio corpo, la propria identità senza compromessi
è benessere senza filtri: è siero-orgoglio contro stigma e isolamento.
è eutanasia libera
è salute intesa come benessere, salute mentale e sessuale
è una legge contro l’omolesbobitransafobia che educhi davvero la società
è sessualità libera e consapevole
Rivoltorse è carriera alias nella scuola, nello sport e nel luogo di lavoro
è la cura, l’orgoglio e la visibilità di chi vive ai margini geografici della società
è non seguire modelli imposti, ma celebrare la nostra autenticità: essere grasse se ci fa sentire libere, orgogliose, potenti e fiere.
Rivoltorse è riconoscere nel dominio e controllo del sistema patriarcale e capitalista la matrice delle diverse discriminazioni che combattiamo insieme nella nostro pride intersezionale
rivoltOrse siamo noi
E se vorranno demolire la nostra casa noi ogni giorno saremo Rivoltorse e RUGGIREMO IN QUESTA PIAZZA E IN TUTTE LE PIAZZE D’ABRUZZO
NOI SIAMO QUI
NOI SIAMO VISIBILI
NOI SIAMO
FORTI
GENTILI
ORGOGLIOSE
UAAR L’Aquila
Tutti noi ci interroghiamo sulle radici della diffidenza o dell’aperto odio verso le persone
ritenute diverse: perché troppo chiare o troppo scure, troppo magre o troppo grasse,
troppo femminili o troppo maschili.
Ma soprattutto, non abbastanza eteronormate, non abbastanza binarie.
Io non conosco queste radici, ma so chi le ha innaffiate e concimate fino a rendere la pianta
rigogliosa e infestante, enorme, tanto da oscurare la luce del sole, la luce della ragione e
dell’empatia.
É la Chiesa cattolica il nostro elefante nella stanza! Essa ha dato giustificazione teologica
alla discriminazione delle persone, a cominciare da quelle omosessuali, e l’ha sacralizzata!
Non solo omofobia: nell’arsenale, con cui la Chiesa arma il controllo dei corpi, spiccano
misoginia, maschilismo, sessuofobia, e una generale avversione per le libertà civili e
l’autodeterminazione individuale.
Bene: alla castrante libertà dei figli di Dio noi preferiamo, e pretendiamo, quella dei cittadini
e delle cittadine dello Stato laico!
Ma purtroppo lo Stato italiano è clericalizzato, in ogni ambito, dalla teocrazia cattolica al
centro della capitale.
E allora, come fare per liberarsi dell’infestazione che sfigura la nostra democrazia in una
teocrazia di fatto?
Sul fronte economico, evitiamo che i nostri soldi vadano ai vescovi: nella dichiarazione dei
redditi firmiamo sempre per l’8×1000 destinandolo allo Stato, meglio se scegliendo
un’opzione specifica, come l’edilizia scolastica o le calamità naturali.
Sul fronte dell’educazione e della socialità, teniamo bambine e bambini lontani dai preti,
dall’indottrinamento e dai riti identitari, inclusi battesimo, prima comunione e cresima.
Sosteniamo e scegliamo la scuola pubblica statale: all’iscrizione rifiutiamo di subire
l’Insegnamento della Religione Cattolica, e pretendiamo invece l’Attività Alternativa, con
insegnanti dedicati e validi materiali didattici, come quelli offerti dall’Uaar alle scuole di
buona volontà.
Sul fronte simbolico, evitiamo matrimoni e funerali cattolici e scegliamo cerimonie civili e
laiche. Infine, chi è ancora battezzato faccia richiesta di sbattezzo! La Chiesa si fa forte
anche del numero dei battezzati per ricattare la politica. Il battesimo ci rende non solo
vittime, ma anche complici e strumenti di un’organizzazione che ci avversa apertamente.
Per questo è ora di uscire dal gregge: sbattezzatevi oggi stesso! Se non sapete come fare,
vi aspetto per darvi una mano. Grazie!
Backup
Buonasera a tuttə,
vorrei condividere con voi alcune riflessioni fatte con l3 mi3 compagn3 di Backup.
Nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni, noi persone queer ancora oggi non ci sentiamo al sicuro nell’attraversare gli spazi pubblici con i nostri corpi. A volte basta tenersi per mano, mettere lo smalto o semplicemente essere visibili per attirare sguardi ostili, insulti o violenze. Per questo ci uniamo nel pretendere una vera legge contro i crimini d’odio omolesbobitransfobici, ma sappiamo che non basta: servono anche programmi educativi per i più giovani e rispetto da parte delle istituzioni, che troppo spesso sono le prime a legittimare la discriminazione.
Allo stesso tempo, è fondamentale coltivare spazi sicuri per la nostra comunità, dove prenderci cura di noi stessə. Chi gestisce spazi frequentati da persone queer ha la responsabilità di renderli accoglienti e inclusivi, ma anche noi possiamo sostenere, quando possibile anche economicamente, le realtà locali che impiegano le proprie risorse ed energie per farci sentire accolt3. Le nostre scelte contano: abbiamo il potere di cambiare la realtà intorno a noi e dobbiamo continuare a usarlo.
Crediamo anche che troppo spesso le istanze delle persone cis della comunità prevalgano, lasciando indietro quelle di persone trans e non-binary, che oggi affrontano un’ondata d’odio senza precedenti. Dobbiamo stringerci ancora di più attorno a loro e farci carico delle loro battaglie: per una legge trans che permetta il cambio di genere sui documenti anche senza percorsi medici, per il riconoscimento del genere non binario, per carriere alias e accesso più facile ai percorsi di affermazione.
Infine, dobbiamo riconoscere che la comunità LGBTQIA+ da sola non può farcela ad imporre la propria agenda politica. Per questo dobbiamo costruire alleanze con le altre realtà che lottano per l’autodeterminazione degli individui e delle comunità. Perché non possiamo chiedere di decidere sui nostri corpi se non sosteniamo anche le donne nella lotta contro il patriarcato e per il diritto all’aborto. E non possiamo pretendere di vivere in pace se non ci schieriamo contro il genocidio in Palestina e contro ogni forma di colonialismo. Solo così possiamo amplificare la nostra voce e reclamare quello che ci spetta senza dipendere dalla buona volontà degli eterocis in parlamento.
Concludo invitando tuttə a partecipare: iscriviamoci ad associazioni, manifestiamo il nostro dissenso, usiamo il voto. I diritti che abbiamo sono il frutto di anni di battaglie. E la lotta non è ancora finita.
Buon Pride a tuttə!
Brianza Oltre l’Arcobaleno
Ciao Abruzzo Pride!
Sono Oscar Innaurato, la Presidente di Brianza oltre Arcobaleno capofila di Rete Brianza Pride: vengo da Monza, ma ho le radici ben piantate in Abruzzo.
Come associazione abbiamo deciso di utilizzare il femminile sovraesteso come scelta politica. Siamo certe che da sole nessuna è salva ma solo insieme possiamo proteggerci ed andare lontano.
Questo piccolo discorso è stato scritto collettivamente in terra brianzola e lo stiamo leggendo in contemporanea qui ad Avezzano e Livia Perfetti, la vicepresidente di Brianza oltre l’arcobaleno al BergamoPride. Questi pride tra di loro hanno molteplici analogie nonostante la distanza geografica . I margini montani ci accomunano.
Siamo qui per parlarvi di un progetto nato a Ronco Briantino comune equisistante da Bergamo Lecco e Monza che ha creato un dialogo transterritoriale che ha messo in comunicazione già sette comitati pride. In questi mesi abbiamo redatto richieste pragmatiche a livello regionale e nazionale. Il percorso è solo all’inizio e vorremmo estenderlo il più possibile.
Quest’anno Brianza oltre l’arcobaleno si è impegnata ad essere presente a tanti e diversi Pride d’Italia di tante piccole province italiane.
Crediamo che solo dalle province possa avvenire la vera rivoluzione culturale che favorisca i diritti delle persone LGBT+ ed abbiamo avuto un nobilissimo precedente storico: l’Antifascismo e le lotte delle partigiane che hanno creato la repubblica italiana.
Antifascismo e lotta partigiana sono nate tra le montagne e nelle piccole province. E lo rivendichiamo con orgoglio.
Siamo qui per dirvi che quest’ anno come associazione abbiamo deciso di unirci non solo alle province più piccole di Italia ma anche alla capitale più in difficoltà d’Europa: la prossima settimana saremo al pride di Budapest per difendere la libertà non solo di essere se stessi, ma di manifestare liberamente!
L’Ungheria di Orban ha dichiarato il Pride illegale e minaccia di perseguire, attraverso il riconoscimento facciale, chiunque trasgredisca al divieto. E noi ci faremo riconoscere: non dobbiamo avere paura e non dobbiamo farci intimidire!
Mentre, assistiamo in Europa, al montare di un’”onda nera” dichiaratamente neo nazifascista, omofobica, xenofoba, favorita dalla propaganda populista e finanziata apertamente da regimi, ambienti di potere e governi anti europei, oggi ad Avezzano stiamo dando una risposta massiccia, con una partecipazione impressionante.
Dobbiamo continuare ad attraversare i nostri luoghi a testa alta.
Non chiediamo rispetto: esigiamo rispetto!
A Budapest è in gioco la libertà di ogni libera cittadina dell’unione europea di esprimersi liberamente e noi saremo lì portando l’energia dei nostri pride e le nostre bandiere, perché se non siamo liberi tutti, non è libero nessuno!
Casa Donne Marsica
Ogni giorno, troppe donne subiscono abusi, umiliazioni, minacce, spesso questo
accade nelle relazioni intime. Non sono “questioni private”, sono violazioni dei diritti
umani, sono attacchi alla libertà e alla dignità di ogni persona, ci riguarda tutte.
Il Pride, nato dalle sommosse di Stonewall, è la celebrazione della libertà di essere sé
stesse, della rivendicazione dei propri diritti, della lotta contro ogni forma di
discriminazione e violenza basata sull’identità e sull’orientamento.
La nostra lotta nasce dalla stessa matrice: la cultura patriarcale che definisce chi
“vale” e chi no, chi ha diritto di esistere e chi deve sottostare, chi può occupare gli spazi
pubblici e chi no, chi può amare liberamente e chi deve nascondersi.
Le donne e la comunità LGBTQIA+ sono bersaglio degli stessi meccanismi di potere: la
stigmatizzazione, la marginalizzazione, la negazione dell’autodeterminazione.
Pensiamo alle donne trans, che subiscono una doppia discriminazione: in quanto
persone trans e in quanto donne. O alle donne lesbiche, che affrontano omofobia e
misoginia. Ma del margine noi ne facciamo una leva di consapevolezza, rivoluzione
e cambiamento.
La lotta contro la violenza sulle donne e la lotta per i diritti LGBTQIA+ non sono separate.
Sono parte di un’unica, grande battaglia per i diritti umani, per la dignità di ogni
individuo.
bell hooks ci ha insegnato che il femminismo, come movimento di liberazione, deve
esistere come parte di una lotta più ampia per stanare e sradicare ogni forma di
dominazione. La violenza contro le donne non può essere isolata dagli altri sistemi di
oppressione, basati su genere, razza, classe, sessualità, che si intrecciano e si
rafforzano a vicenda. In questo periodo in cui rigurgita il “patriarcato imperialista,
suprematista bianco e capitalista” che vuole divorarci, la nostra lotta è necessaria più
che mai.
Il Pride Abruzzo con la sua energia e con la voce delle RivoltORSE, ci ricorda che per
costruire una società giusta dobbiamo smantellare tutte le forme di oppressione.
Dobbiamo riconoscere che la violenza di genere e la violenza
omolesbobitransfobica sono facce della stessa medaglia: quella dell’intolleranza
e della pretesa di controllare i nostri corpi, le nostre vite, le nostre scelte.
Essere qui oggi significa non solo celebrare, ma anche resistere. Resistere alla violenza,
resistere all’indifferenza, resistere ai pregiudizi che ci vogliono schiacciare. Significa
alzare la voce per chi non può farlo, offrire supporto a chi ne ha bisogno, educare e
sensibilizzare per un futuro in cui nessuna più debba avere paura di essere sé
stessa o di amare chi vuole. FUORI GLI ARTIGLI!!
Desideria Kinky
“Avete mai sentito il suono di un cuore che si spezza sotto il peso del pregiudizio? Avete mai visto un desiderio soffocato, una carezza negata, un amore ucciso dalla vergogna? Certamente sì. Lo vediamo ogni volta che una donna viene ammazzata per possesso. Ogni volta che due corpi si nascondono nell’ombra perché il loro amore fa paura. Ogni volta che il piacere viene deriso, il sesso controllato, l’identità calpestata. Esistono molte forme di potere, alcune visibili, altre ignorate o inespresse. Tra queste, c’è un potere profondo, radicato nel nostro essere più autentico: il potere dell’erotico. È una forza interiore, spirituale e profondamente connessa alla dimensione femminile, che nasce dai nostri sentimenti più veri, anche quelli che non abbiamo ancora trovato il coraggio di riconoscere o di esprimere. Tutte le forme di oppressione, politica, sociale e religiosa aggrediscono e vorrebbero cancellare proprio queste fonti vitali di energia che invece nutrono la nostra capacità di ribellarci e cambiare.
Ma noi oggi, da questo palco, alziamo insieme una voce molto più forte del loro odio.
Noi siamo Desideria. Una costellazione di corpi, sogni, piaceri e identità che si ribellano alla norma imposta e ai moralismi. Desideria è la comunità sex positive abruzzese che celebra le sessualità e le relazioni non convenzionali attraverso i mondi del kinky, del BDSM e delle non monogamie, e siamo nate per portare nel mondo un messaggio chiaro: nessuna è sbagliata!
Noi siamo coloro che desiderano fortemente dove altri predicano falsa moralità. Noi siamo coloro che amano mille volte, mille corpi, mille mondi. Siamo le streghe, le attiviste del piacere e lo invochiamo per noi e per tutte, in primis per le nostre sorelle transgender e per coloro che soffrono di endometriosi e di ogni altra problematica che non permette una piena soddisfazione sessuale. Perché amare è un atto politico e ognuna di noi ha diritto a trovare il suo modo di godere e di amare. Crediamo che ogni corpo abbia diritto al piacere, che nessuna debba più vergognarsi dei propri desideri, delle proprie fantasie, dei propri modi di amare. Per questo lottiamo per una sessualità radicale, consapevole, consensuale, dissidente.
Siamo kinky, siamo poly, siamo queer.
Kinky perché trasformiamo le dinamiche di potere, dolore e piacere in giochi sacri e gioiosi, dove tutto è esplorazione, consenso, libertà. Poly (inteso come poliamore) perché scegliamo liberamente come costruire le nostre relazioni: non è la monogamia eteronormata a definire l’amore, ma la verità con cui lo viviamo. Queer perché ci rifiutiamo di essere incasellate, catalogate, giudicate.
Siamo stufe di un mondo che ci vuole performanti, produttive, efficienti, normali. Noi scegliamo l’estasi, l’imperfetto, il caos bellissimo del desiderio. Noi urliamo che c’è più politica nel piacere vissuto liberamente che in mille sermoni sulla decenza.
Desideria è transfemminista, antirazzista, antiabilista, antifascista, pro sex-working e pagan-friendly. Desideria è per chi vuole spazi liberi, sicuri, consapevoli, dove il piacere non è mai un peccato ma una festa.
Portiamo la nostra gioia come un atto di lotta. In un mondo che ci vuole docili, noi ci vogliamo libere, selvagge, sex positive e dissidenti.
Celebriamo tutte le diversità, perché ognuna di noi è una stella libera e insieme incendiamo il cielo. Perché una nuova narrazione si fa strada ed è quella del piacere dissidente. Perché l’unico tempo che può salvarci non è quello dell’efficienza, ma quello del piacere.
Siamo figlie di desideri troppo vasti per i confini del decoro. Siamo il glitch erotico che incrina il codice del conformismo. Siamo ciò che accade quando il corpo smette di scusarsi. Siamo la poesia erotica che il mondo teme.
I nostri corpi liberi sono rivoluzione, l’amore libero è rivoluzione, i nostri desideri sono rivoluzione!
Grazie.”